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LE RAPPRESENTAZIONI DELLA RELAZIONE TRA OPERATORI E BAMBINI AUTISTICISalvatore D'Amore, Luigi Onnis, 1998
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Caillé (1985) | Dessoy (1993) | Elkaim (1989) | Onnis (1994b) | |
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livello mitico | Modello Fondatore | Struttura delle eccedenze | Maooa del Mondo | Miti d'unità e fantasmi di rottura |
livello pragmatico | Modello Fenomenologico | Struttura dei Comportamenti Etici | Programma Ufficiale | Modelli interattivi |
L'nteresse per questo studio è nato nel quadro di un tirocinio Erasmus svolto presso le Ferme du Soleil, un centro terapeutico belga per bambini autistici, psicotici e con gravi disturbi della personalità. Qui, oltre a partecipare alle attività dei gruppi terapeutici, si è presa parte alle riunioni multidisciplinari composte da educatori, psicologi, pedopsichiatri e psicomotricisti. Scopo di questi incontri è la progettazione degli interventi terapeutici, la coordinazione dele attività istituzionali, la discussione dei vissuti e delle difficoltà relazionali degli operatori.
Nel corso di questa esperienza il nostro interesse si è soffermato, in particolare, sui diversi modi che gli educatori avevano di percepire il bambino, il suo disturbo e la relazione terapeutica.
In particolare, abbiamo avuto l'impressione che queste diversità rappresentative non fossero evidenti o esplicite: ogni educatore aveva una certa idea circa il bambino e il suo disturbo e poche erano le occasioni in cui poteva esprimerla e confrontarla. Partecipando alle diverse attività cisiamo posti le seguenti domande:
- Il bambino autistico viene rappresentato soltanto come un essere che non comunica o è anche percepito come un essere capace di comunicare attraverso modalità alternative?
- Quale rappresentazione della relazione con il bambino autistico hanno gli educatori? Si tratta soli di una relazione "impossibile" oppure di una relazione difficile ma realizzabile?
- Di fronte ad una patologia così severa, gli educatori prevedono miglioramenti con una eventuale remissione dei sintomi oppure un non cambiamento? Quali sono le rappresentazione del futuro di questi bambini?
Ci siamo chiesto, inoltre, se un'esplorazione delle rappresentazioni potesse essere utile anche all'esplicitazione dei conflitti spesso coperti da uno "pseudo-accordo" espresso da un "tout va trés bien" collettivo.
Una ricerca che cerchi di rispondere ai suddetti quesiti consente di osservare:
- come viene percepito il bambino e il suo disturbo;
- se le rappresentazioni degli educatori sono orientate verso un buona evoluzione del bambino e della relazione terapeutica;
- infine, se queste rappresentazioni sono sintoniche con un progetto terapeutico comune.
Se non fosse così, è ipotizzabile, sulla base della stretta correlazione esistente tra rappresentazioni e relazioni, che gli educatori anziché favorire una buona evoluzione del bambino possono mettere in atto schemi relazionali che possono rinforzare e favorire il disturbo anziché favorire la remissione, quindi adottare atteggiamenti antiterapeutici.
Le ipotesi di lavoro che animano questa ricerca esplorativa, sostengono fondamentalmente che le rappresentazioni che gli educatori hanno del bambino autistico e della relazione con lui abbia implicazioni terapeutiche e prognostiche.
1. Un'implicazione terapeutica perché la consapevolezza di come percepisce il bambino e la relazione terapeutica permette di comprendere meglio atteggiamenti, aspettative e modalità relazionali. Ciò consente, non solo, rilavorare sulla relazione terapeutica ma, anche, di coordinare gli interventi e di renderli congrui con un processo terapeutico condiviso da un'intera équipe.
2. Un'implicazione prognostica perché un'analisi sulle rappresentazioni offre importanti indici evolutivi e predittivi (Ammanniti, 1993). Si tratta di osservare non solo come l'educatore percepisce il bambino "qui ed ora" ma anche se percepisce nel bambino e nella relazione potenzialità e capacità di trasformazione e di sviluppo.
I soggetti della nostra ricerca sono otto: quattro educatori e quattro bambini.
Gli educatori fanno parte dell'équipe terapeutica di uno dei due centri diurni della "Ferme du Soleil": l'educatrice 1 (gli educatori saranno identificati con i numeri che vanno da uno a quattro) è specialista in psicopedagogia e psicomotricità, linguaggio gestuale e metodo Snoelzen; l'educatore 2 è specialista in musicoterapia; l'educatrice 3 è insegnante di sostegno e logopedista; l'educatore 4 è coordinatore dell'équipe e specialista in ippoterapia.
I bambini sono tre maschi e una femmina, tutti e quattro presentano un disturbo autistico. Il bambini A (i bambini saranno identificati con le lettere A, B, C, D) ha sei anni, la bambina B dodici anni, il bambino C tredici anni e, infine, il bambino D nove anni.
In conformità con le nostre ipotesi di ricerca, le variabili che esploreremo sono:
1. Immagine del bambino e sue caratteristiche;
2. Rappresentazione della relazione educatore-bambino autistico nel presente;
3. rappresentazione della relazione educatore-bambino nel futuro;
4. Predisposizione o "prognosi" di stabilità o di cambiamento del bambino e della relazione.
Gli strumenti utilizzati sono stati le interviste semistrutturate e le sculture.
a) l'Intervista Metaforica
L'intervista è stata somministrata ad ogni educatore, registrata su cassetta audio, tradotto in lingua italiana e ritrascritta fedelmente per la codifica e per l'analisi del contenuto. Scopo dell'intervista è stato rilevare le metafore che ogni educatore ha evocato per ciascuno dei bambini considerati.
La metafora per il suo carattere ludico e non intrusivo permette alla persona che la utilizza di non sentirsi immediatamente implicata in ciò che dice, di assumere una distanza dando così ampio spazio all'espressione dei livelli fantastici e immaginali (Onnis, 1998). Essa propone, inoltre, una gamma di emozioni che permette di porsi nella situazione immaginata senza alcuna implicazione intellettuale: più elementi sensoriali sono presenti e meno ci si trova nel dominio della razionalità (Malarewicz, 1996).
Il parlare "come se", ci è sembrato un mezzo efficace per raccogliere delle informazioni altrimenti difficili da reperire. E', infatti, più facile parlare di se stessi facendo finta di parlare di un'altra persona, di cose, eventi o situazioni.
La consegna consisteva nel chiedere a ciascun educatore di rispondere, per ciascuno dei bambini, delle seguenti domande attraverso l'uso di metafore:
- Come immagini il bambino?
- Quali sono le sue caratteristiche?
- Come immagini la vostra relazione?
- Quali sono le caratteristiche di questa relazione?
- Se tu avessi un bacchetta magica, che cosa cambieresti nel bambino e/o nella relazione?
Gli educatori hanno risposto alle domande per ciascun bambino.
b) Le Sculture Evolutive
Come secondo strumento di indagine sono state utilizzate le sculture del presente e del futuro (Onnis, 1990, 1992, 1994c).
Le sculture, introdotte nella terapia familiare da Satir (1972); Duhl, Kantor (1973), Papp (1976) consistono nel richiedere ad ognuno dei partecipanti di esprimere una rappresentazione visiva e spaziale della famiglia attraverso l'uso del corpo e del movimento, l'atteggiarsi delle fisionomie e delle posture, il gioco delle vicinanze e delle distanze e la direzione degli sguardi. Si tratta di una rappresentazione non verbale, che, dopo la sua realizzazione può essere seguita da commenti dei partecipanti sui propri vissuti. Nel modello elaborato da Onnis e coll. (1990,1994d) , l'aspetto innovativo e originale è rappresenta to dal fatto che le sculture del presente e del futuro esplorano la dimensione evolutiva del sistema ("sculture evolutive" o "sculture del tempo").
La scultura del presente è una rappresentazione di come ogni membro vede L sistema nel momento attuale, nel "qui ed ora". La scultura del futuro, invece, è una rappresentazione di come si immagina che il sistema sarà nel futuro, dopo un certo arco di tempo di storia futura. Con questo tipo di scultura è osservabile "come" e "se" vengono rappresentati dei cambiamenti rispetto alla prima, quindi, se il sistema si vede "trasformato, in evoluzione" o, al contrario, "bloccato e statico".
Questa seconda scultura introduce, quindi, una dimensione diacronica, che insieme a quella sincronica della scultura del presente evidenzia la dimensione evolutiva del sistema. Il fatto stesso di esplorare o di immaginare il futuro pone la persona che esegue la scultura, in una meta-posizione rispetto al problema (Chasin e al, 1989); lo stimola ad inventare nuove soluzioni o alternative e gli permette, inoltre, di far fronte al suo potenziale evolutivo.
Nel caso della nostra ricerca ci sembra importante sottolineare, che, la scultura del futuro ha un valore predittivo per ciò che concerne gli sviluppi della relazione educatore-bambino; come rappresentazione della previsione di cambiamento essa permette all'educatore di confrontarsi con le proprie potenzialità e risorse da mobilitare.
Se l'educatore non predice un cambiamento, se non crede che la sua relazione con il bambino autistico avrà un'evoluzione, probabilmente, egli non mobiliterà tutte le risorse e competenze per fare in modo che la relazione evolva. Diventa necessario, quindi, che egli prenda consapevolezza di come percepisce il bambino e la relazione in modo da non essere vittima "ignara" di rappresentazioni involutive. La scultura può diventare, in questo caso, uno strumento utile a recuperare la flessibilità perduta, perché smuove le aree emotive stagnanti e sorde al cambiamento.
La realizzazione delle sculture si è svolta così: abbiamo chiesto ad ogni educatore di eseguire una scultura che rappresentasse, sia la relazione con ognuno dei bambini, sia con il gruppo degli educatori nel presente e nel futuro (per un totale di trentadue sculture di cui otto per ogni educatore). Il bambino autistico è stato interpretato da un educatore esterno al gruppo considerato.
Le sculture del presente ci hanno permesso di osservare quale rappresentazione del bambino e della relazione l'educatore aveva nel "qui ed ora". Con la scultura del futuro,invece, è stato possibile osservare se l'educatore rappresenta un cambiamento, sia per il bambino, sia per la loro relazione.
Le trentadue sculture sono state videoregistrate da uno psicologo del centro che ha assicurato la supervisione durante l'esecuzione.
c) Metodi di codificazione
La codifica del materiale è avvenuta utilizzando una griglia che ci ha permesso di svolgere l'analisi del contenuto sia delle metafore che delle sculture e di confrontare i dati in modo da poter fare opportuni confronti.
La griglia, costruita per ogni bambino, ha quattro entrate che corrispondono ai seguenti indicatori:
Nella fase di analisi del contenuto del materiale raccolto, tenendo conto di ciascuno dei suddetti indicatori, sono stati operati dei raggruppamenti semantici che ci hanno permesso di evidenziare categorie relative alle quattro variabili indagate.
La verifica della prima ipotesi circa le implicazioni terapeutiche dell'analisi delle rappresentazioni della relazione educatore-bambino autistico è avvenuta attraverso l'analisi dei dati emersi dalle metafore e dalle sculture del presente.
La verifica della seconda ipotesi circa la predittività delle rappresentazioni è avvenuta attraverso l'analisi dei dati emersi dalle sculture del futuro e dal confronto tra queste e le sculture del presente.
La ricerca ha offerto risultati suggestivi e interessanti, qui li esporremo riprendendo le quattro variabili considerate.
Variabile n.1: Immagine del bambino e sue caratteristiche (Grafici 1 e 2) Gli educatori hanno evocato i bambini con i seguenti tipi di metafore:
Grafico 1: immagine del bambino autistico (p. 111)
Gli aggettivi relativi alle caratteristiche del bambino sono eterogenei. Operando dei raggruppamenti semantici si rilevano cinque categorie fondamentali:
Variabile n. 2: Relazione educatore-bambino autistico e sue caratteristiche nel presente (grafico 3). Nelle metafore e nelle sculture del presente, sono state ritrovate le seguenti categorie:
Grafico 2: caratteristiche del bambino autistico nelle metafore (p. 112)
Variabile n. 3: Relazione educatore-bambino autistico e sue caratteristiche nel futuro (grafico 4) Nelle metafore e nelle sculture del futuro, sono riscontrabili rappresentazioni della relazione che vertono su queste categorie:
- Autonomia (es. il bambino parlerà, sarà capace di avere una relazione paritaria con gli adulti, sarà capace di svolgere alcune attività senza l'intervento degli educatori). Metafore: 31%, sculture: 30%.
- Socievolezza (es. il bambino avrà più fiducia nell'educatore, chiederà aiuto, accetterà la dipendenza dagli adulti, socializzerà con gli altri bambini). Metafore: 31%, sculture: 26%.
- Affettuosità (es. il bambino sarà capace di instaurare una relazione affettiva basata sulla fiducia e sulla minore rigidità, durezza e ostinazione). Metafore: 600; sculture 7%.
- Non cambiamento (es. il bambino non cambierà, resterà sempre uguale: impetuoso, indifferente, distante e solitario). Metafore: 32%, sculture 37%.
Grafico 3: rappresentanze della relazione nel presente (p. 113)
Variabile n. 4: Predizione di evoluzione o di involuzione nelle metafore e sculture del futuro (graf. 5)
Per ciò che concerne la rappresentazione del futuro evidenziamo che l'educatore predice una buona evoluzione della relazione con il bambino (metafore: 81
sculture: 61% delle risposte).
Sono, comunque, presenti predizioni negative circa il futuro di qualche bambino (metafore: 19%; sculture: 39% delle risposte) soprattutto nelle sculture del futuro. Ci è sembrato importante, inoltre, prendere in considerazione altre variabili come gli indici di concordanza e/o discordanza rappresentativa ovvero misurare quanto le rappresentazioni degli educatori siano sintoniche e/o distoniche tra di loro e rispetto ad un progetto educativo istituzionale redatto per ogni bambino. Ma perché questo interesse?
È ovvio che l'efficacia di un intervento terapeutico aumenta quanto più gli operatori hanno rappresentazioni armoniche del bambino preso in carico. Inoltre se queste rappresentazioni sono congrue rispetto ad un progetto educativo istituzionale potremmo ipotizzare che vi è un alto grado di "accordo sistemico" tra gli educatori e le finalità ufficiali dell'istituzione. Questi due corollari vanno così ad avvalorare le nostre ipotesi: il primo utile all'ipotesi di verifica 1 circa le implicazioni terapeutiche di una ricerca sulle rappresentazioni, il secondo utile a tutte due le ipotesi di verifica.
I dati raccolti ci hanno offerto, inoltre, importanti informazioni circa i vissuti degli educatori. In riferimento alle categorie e alle relative percentuali sia della variabile n0 2 "Relazione educatore-bambino autistico e sue caratteristiche nel presente" sia della variabile n0 3 "Relazione educatore-bambino autistico e sue caratteristiche nel futuro" si è tentato di estrapolare, tramite raggruppamento categoriale, i seguenti indicatori:
Grafico 4: rappresentanze della relazione (p. 114)
L'obiettivo che ci siamo proposti con questa ricerca è stato quello di esplorare le rappresentazioni che un gruppo di educatori ha di quattro bambini autistici, attraverso l'utilizzazione di interviste semistrutturate e di sculture. Possiamo ora proporre alcune riflessioni sui dati ottenuti.
- Per ciò che concerne la rappresentazione del bambino e le sue caratteristiche sottolineiamo la frequenza (19%) con cui si era utilizzato dagli educatori l'aggettivo "affettuoso". Contrariamente ai rapporti clinici che descrivono un bambino "nella luna", "dagli occhi di ghiaccio" o "che viene dal freddo" e alle ricerche che ipotizzano nei bambini autistici solo un affievolimento dei gesti e delle mimiche che esprimono stati affettivi e che denunciano la presenza di un difetto nella comprensione delle manifestazioni emotive altrui, ossia, un'indifferenza emotiva, nei dati raccolti viene evidenziata l'affettività di questi bambini. Un'affettività che ha mezzi e modalità di espressione molto particolari. Questi risultati sembrano confermare i dati raccolti in uno studio sulle rappresentazioni dei genitori di bambini autistici (Donnadieu, 1994), ritrovando ampie convergenze.
- Nelle rappresentazioni della relazione col bambino, oltre a ritrovare i classici stili relazionali (fusione, evitamento), gli educatori hanno rappresentato delle relazioni di tipo complementare, basate sullo scambio, sul fare insieme, sulla reciprocità (metafore: 25%, sculture 25%) sfatando l'immagine di un bambino autistico come una costellazione di tante anormalità associate a difficoltà e vulnerabilità relazionali. I dati raccolti ci spingono, quindi a considerarlo sotto una nuova luce; non solo come un bambino monotono che non comunica, ma anche come un bambino che utilizza delle strategie di comunicazione verbale e non verbale particolari.
- L'utilizzazione delle sculture, a nostro avviso, è stata "terapeutica" perché ha permesso agli educatori di esprimere le proprie emozioni, di "vedere" le proprie relazioni col bambino e di discuterle. Gli educatori che lavorano con bambini autistici e psicotici hanno molto bisogno di esprimere le proprie emozioni, il fatto stesso di parlarne ha permesso loro di esprimere conflitti e di poter prendere una distanza dai problemi e dalle difficoltà vissute. Essere vittima "ignara" di rappresentazioni involutive del bambino può inficiare il lavoro dell'educatore; essere consapevoli, invece, implica rimettersi in discussione e modificare atteggiamenti, ossia, assumere una posizione meno rigida verso il bambino e il suo disturbo.
Grafico 5: predizione di evoluzione o di non-cambiamento (p. 115)
Le sculture del futuro che hanno rappresentato una buona evoluzione del bambino e della relazione terapeutica sono state dieci su sedici, ovvero, il 65%; mentre quelle che non hanno rappresentato alcun cambiamento sono state sei su sedici, cioè, il 35 %. Ci chiediamo se la predizione di cambiamento espressa nelle sculture del futuro produrrà, concretamente, un'evoluzione nella relazione terapeutica; e, ugualmente, se la predizione di non cambiamento non porterà ad alcuna evoluzione nella relazione. A tal fine, sarebbe interessante svolgere un follow up, per osservare se dopo un arco di un anno, le predizioni di cambiamento e/o di non cambiamento si sono realizzate. Se così fosse, potremmo vali dare l'ipotesi che la scultura del futuro è predittiva degli sviluppi della relazione educatore-bambino e degli esiti della situazione.
Grafico 6: concordanza e/o discordanza tra le rappresentazioni dei vari operatori (p. 116)
Pur nella consapevolezza che i dati della nostra ricerca sono orientativi e richiederebbero approfondimenti e verifiche a distanza di tempo (specialmente per quel che riguarda il valore predittivo e prognostico della relazione terapeutica nel futuro), ci pare, però, che essi sottolineino l'importanza che, specialmente nel campo della psicoterapia, ma non solo in questa, deve essere attribuita alla soggettività dell'operatore.
Un sempre più chiaro riconoscimento di quanto gli schemi mentali degli operatori e i loro vissuti emotivi influenzino la definizione, gli sviluppi e gli esiti delle situazioni di sofferenza sulle quali intervengono, avrebbe utili ripercussioni non solo sulla conferma concettuale della caduta dei "miti di neutralità" (Onnis, 1993) ma soprattutto su una maggiore consapevolezza delle valenze soggettive, personali, singolari, con cui si affrontano le difficoltà dell'operare.
Il modello delle rappresentazioni, che ha guidato la nostra ricerca, può essere uno strumento utile per l'acquisizione di questa consapevolezza: esso può trovare applicazioni non solo nel terreno della ricerca, ma anche nei percorsi formativi degli operatori e nelle esperienze di supervisione a cui, per tutti i motivi indicati, sarebbe opportuno far periodicamente ricorso.
Nel momento in cui l'operatore scopre l'importanza della sua soggettività, e l'influenza che essa esercita, diventa, infatti, essenziale che essa si traduca in una risorsa per la trasformazione evolutiva delle situazioni di disagio umano con cui si confronta.
Grafico 7: concordanza e/o discordanza dello rappresentazioni con il progetto educativo (p. 117)
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Psicobiettivo, XII, 2, Cedis, Roma, 55-64
1- Le rappresentazioni sono dinamiche: vengono continuamente ri-create, ri-pensate, modellate e trasformate nel corso della trasmissione sociale e fanno corrispondere ogni immagine ad un'idea e ogni idea ad un'immagine.
2- Inoltre il passaggio da un modello sincronico "del qui ed ora" ad un modello diacronico sottolinea l'importanza del reinserimento del sistema in una storia, recuperando così il valore del passato, nel senso che il passato è ritrovabile nel presente e vi continua a vivere attraverso i miti, le credenze, le rappresentazioni che il sistema ha di se stesso e che di conseguenza può conoscere e ricercare.