L'USO DI DIETE SENZA GLUTINE E CASEINA CON PERSONE CON AUTISMO
The Autism Research Unit, 1999 (direttore Paul Shattock)
Autism
Research Unit, 41182 Adams Avenue,
San Diego, CA 92116.
(il testo in lingua originale è consultabile
sia sull' aru
che sulla bma)
Queste note vanno prese come osservazioni. Non costituiscono né
un incitamento né un appoggio al metodo della dieta per alleviare
i sintomi dell'autismo. Ogni decisione di sottoporsi ad una cura
va lasciata unicamente alle persone con autismo o a quelli che hanno
la responsabilità di occuparsene.
precedenti
Nei primi anni '80 diversi ricercatori, tra cui Herman e Panksepp,
notarono le somiglianze tra gli effetti comportamentali degli oppioidi,
come la morfina, sugli animali e i sintomi dell'autismo. In un articolo
assolutamente speculativo, Panksepp ipotizzò un meccanismo per il
quale le persone con autismo potrebbero avere elevati livelli di
oppioidi che si trovano naturalmente nel SNC (= cervello) degli
umani. Il più conosciuto di questi composti degli oppioidi naturalmente
presenti, è la beta-endorfina (= morfina endogena) e certamente
esiste una correlazione tra gli effetti noti di questo composto
e i sintomi dell'autismo.
Da qui Gillberg rilevò elevati livelli di "sostanze morfino-simili"
nel liquido cerebrospinale di alcune persone con autismo. In particolare
apparivano elevati livelli in quei bambini che sembravano meno sentire
il dolore rispetto alle persone normali, e che esibivano comportamenti
autodistruttivi.
Più o meno nello stesso periodo, Reichelt rilevò peptidi anomali
nell'urina di persone con autismo. Noi stessi, come molti altri
gruppi, abbiamo tentato di replicare i suoi risultati. Sebbene il
suo metodi fosse relativamente semplice, c'erano delle difficoltà
tecniche, e questi tentativi furono inizialmente infruttuosi. Più
tardi passammo a tecniche più sofisticate e fummo in grado di confermare
i risultati di Reichelt.
Nell'urina di circa il 70-80% delle persone con autismo appaiono
elevati tassi di sostanze con proprietà fisico-chimiche simili a
quelle previste per i peptidi oppioidi. La quantità di questi composti,
come rilevato dalle urine, è troppo grande per provenire dal SNC.
Le quantità sono tali che possono derivare solo da un'incompleta
scissione di certi cibi.
Le proteine sono composte da lunghe catene di unità conosciute
come aminoacidi. Normalmente le proteine sono digerite negli intestini
dagli enzimi, che le riducono a queste unità. Comunque, se per qualche
ragione questa digestione è incompleta, resteranno brevi catene
di questi aminoacidi (note come peptidi).
E' stato ipotizzato che tali peptidi potrebbero essere biologicamente
attivi e generare quei sintomi che vediamo nell'autismo. La maggior
parte di questi peptidi sarà scaricata nelle urine ed è lì Reichelt
e noi le abbiamo trovate.
Una piccola parte potrebbe passare nel cervello ed interferire
con la trasmissione in modo tale da disturbare la normale attività
o interromperla. Potrebbe essere che questi stessi composti abbiano
un effetto diretto sulla trasmissione o che si leghino agli enzimi
che dovrebbero scindere i nostri stessi enzimi naturali. Le conseguenze
sarebbero le stesso in entrambi i casi.
E' ben noto che la caseina (proveniente dal latte umano o bovino)
viene scissa nello stomaco per produrre un peptide conosciuto come
casomorfina che, come il nome stesso dice, ha un'attività oppioide.
Simili effetti sono stati osservati per il glutine, proveniente
dal grano e da alcuni altri cereali, nel qual caso i composti risultanti
sono le gluteomorfine. Se l'ipotesi di eccesso di oppioidi è corretta,
possono essere adottate diverse strategie.
Innanzitutto si potrebbe prendere in considerazione il farmaco
anti-oppioide "Naltrexone", per il quale sono riportati risultati
promettenti. Non tutti gli esperimenti con il Naltrexone hanno prodotto
risultati positivi, ma dove venivano sviluppate terapie appropriate,
con dosi molto basse, i risultati sembravano essere migliori.
In alternativa si può pensare ad una dieta che escluda la caseina
(latte e derivati) o il glutine (grano e alcuni altri cereali).
Potrebbe essere possibile determinare dalle sequenze di peptidi
nelle urine se caseina, grano o entrambi siano da evitare; ma a
questo stadio tali conclusioni potrebbero essere premature.
E' stato osservato che quei bambini il cui autismo è manifesto
più o meno fin dalla nascita potrebbero avere problemi con la caseina,
mentre quelli il cui autismo diviene evidente intorno ai 2 anni
d'età, quando andrebbe più probabilmente adottata una dieta basata
sul grano, hanno particolari difficoltà col glutine. Alcuni bambini
potrebbero avere problemi con entrambi.
I colleghi norvegesi di Reichelt hanno pubblicato dati che supportano
l'efficacia di tali programmi dietetici, ma questi studi non possono
essere considerati definitivi. Non ci sono stati altri reali tentativi
di dimostrare l'efficacia di tali diete su basi scientifiche. Molte
persone hanno sperimentato su basi individuali ed hanno riportato
resoconti positivi, ma ad ogni modo quest'evidenza non può essere
considerata conclusiva. Negli studi di Reichelt di resoconti di
genitori, comunque, i risultati sembrano essere molto superiori
a quelli ottenuti con qualsiasi terapia farmacologia.
aspetti pratici
I processi teorici descritti sono di natura tossica, piuttosto
che allergica. I risultati somigliano più ad in avvelenamento che
ad un'ipersensibilità, come accade per malattie celiache o per la
sensibilità ad alcuni coloranti alimentari.
La rimozione dei prodotti che contengono glutine e/o caseina richiede
la partecipazione attiva di tutti coloro a cui compete il benessere
del bambino. I test sono stati spesso invalidati da qualche parente
ben pensante non a conoscenza delle istruzioni dei genitori o da
personale scolastico o terapisti convinti che venissero loro propinate
sciocchezze.
Chi è interessato deve assicurarsi che la dieta sia seguita, prima
di sia possibile qualsiasi valutazione. Glutine e caseina liberi,
entrambi con le informazioni sull'uso, si possono trovare nelle
farmacie. Nutrizionisti e dietisti dovrebbero essere in grado di
dare delle informazioni.
Inizialmente gli effetti registrati furono negativi. Furono riscontrati
disturbi gastrici, ansia, spasmi, vertigini, dolori e piccoli sbalzi
d'umore. L'esperienza dovrebbe suggerire che questi sono buoni segnali
e precursori di una risposta positiva. Reichelt raccomanda un periodo
di prova di tre mesi. Se la dieta non ha funzionato in quel lasso
di tempo, è inutile insistere.
L'esperienza mostra che i risultati sono più facilmente evidenti
nei bambini più piccoli. L'effetto negli adulti appare meno marcato.
Andrebbe anche notato che gli effetti dovuti a ritiro di glutine
e caseina possono essere più evidenti nei bambini piccoli e che
talvolta questi sono molto più evidenti. Quando si tratta dei bambini
più piccoli (meno di quattro anni, per esempio) potrebbe essere
più appropriato eliminare i cibi non tollerati gradualmente, in
un periodo di due settimane. Poiché le cause dell'autismo sembrano
essere molteplici, non è impensabile che non si trovi una soluzione
unitaria per tutti i casi.
conclusioni
Sebbene le ipotesi possano per molti aspetti apparire "prive di
fondamento, vi sono diversi indizi in loro favore. I concetti sono
virtualmente compatibili con tutti i dati biologici accettati per
l'autismo, e sono degni d'attenzione. Il metodo delle diete deve
essere considerato ancora sperimentale e non possono essere promessi
né rivendicati risultati positivi. L'impiego delle diete potrebbe
ben essere molto meno dannoso che gli altri interventi medici o
terapie, ma è ancora necessaria cautela durante la sua implementazione.
Gradiremmo ricevere un feedback, sia positivo che negativo, da
chiunque impieghi tale modificazione della dieta per migliorare
l'autismo.
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