In un campione di 74 soggetti autistici, omogeneo per il tempo
di insorgenza della sindrome (tra i 16 e i 32 mesi di vita), è
stata eseguita la
tipizzazione
HLA.
Da questo campione è stato selezionato casualmente un gruppo
di 35 soggetti, cui è stata titolata la risposta IgG e IgM
al Mycoplasma pneumoniae (ndr. è il virus della polmonite).
I due gruppi sono stati messi a confronto con un campione di controllo
HLA di 135 individui, scelti in maniera casuale, come per il controllo
di 50 delle risposte anticorpali. Mentre non sono state riscontrate
significative differenze statistiche tra i due gruppi HLA, 17/35
(48,57%) soggetti sottoposti a studio della risposta immunitaria
hanno mostrato la presenza di IgM positive al M. pneumoniae. Nessuno
del gruppo di controllo presentava tale positività. Un secondo
risultato importante riguarda l'incidenza significativa dei loci
HLA/DR7-DR11 nei soggetti IgM positivi al M. pneumoniae.
Tali loci mostrano, almeno a livello del SNC, una presenta zione
dell'antigene simile.
La differenza di diagnosi dell'autismo è legata, essenzialmente,
a due fattori: l'eterogeneità della sindrome e la mancanze
di un approccio valido da un punto di vista patologico. In ambedue
i casi, il modello omeopatico di malattia psorica potrebbe esser
utile per un migliore e più precoce definizione del quadro
patologico. L'acquisizione di tale modello prevede un impianto costituzionale
predisponente, associato ad un complesso maggiore di istocompatibilità
(HLA), insieme ad un ruolo innescante di alcuni agenti infettivi.
Le molecole, e quindi i geni, del sistema HLA predispongono, talvolta,
per particolari malattie, soprattutto di tipo autoimmune. Tale predisposizione
è valutata con la frequenza delle specificità HLA,
espresse da gruppi omogenei di malati, e confrontata con la frequenza
relativa in una popolazione sana di controllo [1].
Fin dalla metà degli anni '80 alcuni autori hanno postulato
il ruolo degli agenti infettivi nell'innesco dell'autismo, mediante
i quali si stabilirebbe una condizione di autoimmunità, legata
proprio agli antigeni HLA. Emblematica è l'osservazione che
uno di questi geni, il C4B, il quale codifica per una proteina del
complemento indispensabile alla eliminazione degli agenti patogeni,
è assente in una percentuale statisticamente significativa
di soggetti autistici, così come nella dislessia e nella
iperattività con deficit di attenzione [2].
Una forte associazione con la terza regione ipervariabile del DR
b1 è stata, inoltre, riportata dagli stessi autori, soprattutto
per gli alleli DRB1 *0701 (DR7-DR1) [3].
Non sono mancate critiche, anche recenti, a questi modelli di studio
statistico, soprattutto quando l'analisi dei dati si allarga alle
famiglie dei soggetti autistici [4].
Questo limite è dovuto probabilmente, al criterio di scelta
del campione e agli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Per questo motivo si è voluto circoscrivere lo studio ai
soggetti che hanno mostrato una involuzione delle capacità
psicomotorie (precedentemente normali) in un particolare momento
del loro sviluppo, ossia tra il 16° e il 32° mese di vita.
In questo modo sono automaticamente escluse le forme di autismo,
associato ad anomalie psicomotorie, presenti fin dalla nascita (per
motivi genetici, quali X fragile, dismetabolici o altro).
La nozione di malattia acquisita, in un modello di studio immunopatologico
e omeopatico, prevede la possibilità che particolari agenti
infettivi stimolino una risposta immunitaria specifica, indirizzata
sia verso gli antigeni che li compongono, sia verso i normali costituenti
dell'organismo ospite (molecular mimicry) [5].
Nel modello immunopatologico, pertanto, occorre verificare l'ipotesi
di una predisposizione HLA, associata a un innesco infettivo. Questo
approccio è risultato convincente in alcune malattie del
sistema nervoso centrale, quali la miastenia [6],
i modelli sperimentali della sclerosi multipla [7]
e delle malattie demielinizzanti in generale [8].
Il possibile innesco infettivo dell'autismo è oggetto di
studio da diversi anni. Recentemente sono stati anche proposti modelli
sperimentali di malattia psichiatrica e disturbi del comportamento
a tipo autistico, mediante l'induzione di infezioni da Borna virus
nei ratti neonati e adulti. In questi esperimenti è stato
posto l'accento sulle modalità con le quali un agente virale
riesce a innescare significative alterazioni nello sviluppo psicomotorio
delle strutture cerebrali, soprattutto in un particolare momento
della vita post-natale, quando, in conseguenza della stimolazione
infettiva, sembrano essere perdute le cellule di Purkinje e risultare
alterata l'espressione genica di alcune citochine [9].
Nello studio sono stati reclutati 74 soggetti di ambedue i sessi,
ai quali era stata posta diagnosi di autismo. Per ognuno è
stata eseguita una
tipizzazione
HLA
completa. Il campione è
stato selezionato sulla base del tempo di insorgenza della sindrome
autistica, il quale è stato compreso fra i 16 e i 32 mesi
di vita, a seguito di anamnesi concordata con i genitori dei soggetti
interessati. Dei 74 soggetti esaminati, l'età era compresa
fra i 3 e i 32 anni, con una maggiore incidenza del sesso maschile
(46), rispetto a quella femminile (28). In tutti questi casi, la
storia clinica ha messo in evidenza un disturbo acquisito del comportamento,
con involuzione delle capacità psicomotorie (verbalizzazione,
deambulazione, risposta agli stimoli esterni), associata a ipercinesia,
atti ripetitivi, alterazione del ritmo sonno-veglia e preceduta,
in genere, da patologie infettive a carico delle mucose (otite,
faringo-tonsillite, enterocolite correlata a intolleranze alimentari
verso glutine e caseina). Il gruppo di controllo comprendeva 135
soggetti di età adulta (compresa tra i 23 e i 67 anni), reclutati
in chiave retrospettiva dallo schedario dell'ambulatorio (in maniera
casuale, tra 521), cui era stata eseguita
tipizzazione
HLA
per la
ricerca di eventuali predisposizioni patologiche correlate (artrite
reumatoide / HLA-DR1-DR4 e spondilite anchilosante / HLA-B27). Nessuno
di questi soggetti, utilizzati per il controllo, aveva riscontrato
casi di autismo conclamato nelle famiglie di appartenenza, né
patologie psichiatriche a tipo schizofrenico. Dei 74 soggetti autistici,
compresi nel campione, 35 sono stati studiati per la titolazione
anticorpale IgG e IgM dei seguenti batteri: Mycoplasma pneumoniae,
Chlamydia spp (trachomatis, pneumoniae e psittaci), Shigella spp
(dysenteriae, boydii, flexneri e sonnei), Yersinia enterocolitica
(3 e 9) e Campylobacter jejuni. La scelta di questi agenti patogeni
deriva dalla loro significativa incidenza nelle patologie correlate
a carico delle mucose (intestinale e respiratoria): tali patologie
sono segnalate, con notevole frequenza, nella storia clinica dei
soggetti autistici, soprattutto nel periodo antecedente l'insorgenza
della sindrome.
Nel gruppo di controllo, sono stati selezionati, dall'archivio
dell'ambulatorio (in maniera casuale, tra 187), 50 casi precedentemente
controllati per patologie intestinali (colon irritabile in 18 di
questi) e broncopolmonari pregresse (tutti gli altri), che non avevano
mai avuto casi di autismo o patologie psichiatriche in famiglia.
Anche i 35 soggetti autistici studiati per la titolazione anticorpale
sono stati selezionati, tra i 74 esaminati per l'HLA, in maniera
casuale.
Le frequenze maggiori dell'HLAsono risultate: 16 casi per il DR2
(DRB1 *15, DRB1 *16), 23 per il B35, 28 per il DR6 (DRB1 *13, DRB1
*14), 31 per il DR11 (DRB1 *11), 39 per il DR7 (DRB1 *0701). In
8 soggetti, i loci DR7 e DR11 erano contemporaneamente presenti.
L'aplotipo B8/DR3/DQ2 (associato alla celiachia) era presente in
6 casi, sui 74 esaminati.
Nel gruppo di controllo (135 soggetti), sono state riscontrate
le seguenti frequenze relative: 25 per il DR4, 20 per il B44, 33
per il DR1, 28 per il DR2, 34 per il B35, 44 per il DR6, 32 per
il DR11 e 44 per il DR7. L'aplotipo B8/DR3/DQ2 era presente, nel
gruppo di controllo, in 11 casi. Il locus B51, associato alla malattia
di Behçet, è stato riscontrato in 10 casi del campione
in esame, contro i 16 del gruppo di controllo. Il B27, associato
alla pelvispondilite e alla sindrome di Reiter è stato rilevato
in 5 casi di autismo e 14 del controllo. Per ciò che concerne
le titolazioni anticorpali, i risultati più significativi
riguardano il Mycoplasma pneumoniae, il quale è risultato
positivo per IgG e IgM in 17 casi su 35 (48,57%). I dati relativi
agli altri titoli mettevano in evidenza solo una positività
per le IgG in maniera non significativa. Le IgG erano presenti,
invece, in 33 casi su 35. Nel gruppo di controllo nessuno aveva
IgM positive per Mycoplasma pneumoniae, mentre 31 su 50 risultavano
positivi per le IgG.
Nessuno dei soggetti autistici esaminati aveva patologie infettive
acute o subacute a carico delle vie respiratorie. È stata
anche valutata la distribuzione dei casi positivi a IgM per mycoplasma,
rispetto alla
tipizzazione
HLA.
Nei 15/17 IgM+ la maggiore distribuzione
riguardava i loci DR7 (9 casi) e DR11 (6 casi). Negli altri 2 casi
IgM+ risultava il B35, associato al DR4. Il locus B35 era, inoltre
presente in 14 casi su 17. Non sono risultate significative differenze
nella frequenza delle IgG anti-mycoplasma, rispetto agli HLA. Lo
stesso si può dire per le IgG associate agli altri batteri
(chlamydiae, shigellae, yersiniae e Campylobacter jejuni), tra il
campione di soggetti autistici e quello di controllo. In tutti questi
casi non è stata mai riscontrata, comunque, la presenza di
IgM.
A una disamina dei dati, relativi alla
tipizzazione
HLA,
non possiamo
inferire differenze significative tra i due gruppi, almeno considerando
i dati singoli. Questi dati, tuttavia, meritano u l t e r i o re
approfondimento, in quanto l'impianto immunopatologico, sul quale
si basa il nostro lavoro, ha come obiettivo primario la correzione
tra la frequenza di alcuni loci HLA e la presenza di un meccanismo
innescante di origine infettiva. Il 48,57% dei soggetti autistici
esaminati, contro la totale assenza nel campione di controllo, mostra
una significativa incidenza delle IgM nei confronti del mycoplasma
pneumoniae. Da molti anni sono state descritte condizioni neuro
l o g i c h e conseguenti a infezioni da Mycoplasma pneumoniae,
soprattutto in relazione a una componente autoimmune [10].
Tra le manifestazioni cliniche riportate figurano la polineurite,
la neurite ottica bilaterale e la perdita di udito [11],
soprattutto nei bambini [12],
non escludendo forme reversibili di parkinsonismo, che, per molti
aspetti, esprimono analogie interessanti con la sindrome autistica,
anche per l ' interessamento dei gangli della base [13].
Ciò corrobora l'ipotesi di un coinvolgimento neurologico
mediato più dalla risposta immunitaria, piuttosto che dall'azione
diretta del Mycoplasma pneumoniae [14].
In epoca più recente sono stati descritti altri disturbi
post-infettivi, tra i quali l'atassia e la psicosi, i quali dipenderebbero,
in molti casi, da fattori infiammatori (edema), demielinizzanti
e microtrombotici [15],
nonché dalla formazione di anticorpi anti-galactocerebroside,
stimolata dal Mycoplasma pneumoniae [16].
Una sintesi intratecale di IgG1 e IgM, specifiche nei confronti
del batterio, è stata, infine, dimostrata recentemente in
pazienti con meningoencefalite acuta [17].
Ciò dimostra, in modo difficilmente criticabile, che la risposta
immunitaria allo stimolo del mycoplasma rappresenta un meccanismo
etio-patogenetico di assoluta importanza.
Per tutti questi motivi risulta evidente come il risultato prioritario
del lavoro, che mette in rilievo la presenza di IgM specifiche anti-Mycoplasma
pneumoniae, ottenuta nel 48,57% dei casi esaminati, assume un significato
notevole per la messa a punto di un protocollo di studio improntato
sul modello immunopatologico.
In parallelo, l'altro aspetto interessante concerne la frequenza
con la quale tali IgM si distribuiscono nella
tipizzazione
HLA
generale. Dei 17 casi positivi, 9 esprimono il DR7 (52,94%) e 6
il DR11 (35,29%). In un elegante lavoro, proposto alcuni anni fa,
è stato dimostrato che gli anticorpi monoclonali, diretti
contro le specificità alleliche DR7 e DR11, legano lo stesso
antigene che compone la proteina basica della mielina, nei pazienti
portatori di sclerosi multipla [18].
Ciò significa che, almeno nel sistema nervoso centrale, la
risposta mediata dai due loci è molto simile, soprattutto
se si suppone che la patologia in esame abbia una forte componente
autoimmunitaria, in una triade e s p ressa da: agente patogeno (Mycoplasma
pneumoniae), molecole HLAe proteina basica della mielina, correlati
da mimetismo molecolare. Infine, l'incidenza dei casi positivi alle
IgM del mycoplasma diventa dell'88,23%, qualora la distribuzione
DR7DR11 si consideri associata nel meccanismo di risposta immunitaria,
a livello del sistema nervoso centrale. Da considerare, infine,
il probabile ruolo aggravante del B35, presente in 14/17 casi.
I dati sulla eventuale associazione HLA/autismo non possono considerarsi
conclusivi. Uno degli aspetti deboli dello studio è la selezione
casuale di un campione di controllo non corretta.
Tale selezione andrebbe estrapolata da donatori di trapianti in
buona salute, ma questo non è stato possibile in ambiente
ambulatoriale privato. Quanto allo studio dell'innesco infettivo,
che probabilmente è strettamente correlato alla
tipizzazione
HLA,
considerando l'esiguità del campione titolato per le
IgG e IgM del Mycoplasma pneumoniae, i risultati, pur convincenti
sul piano della significatività, meritano un ulteriore approfondimento
e, soprattutto un allargamento della base statistica. In generale,
comunque, lo studio presentato offre l'opportunità di una
ricerca sull'autismo che tenga conto di un modello coerente. Tale
modello immunopatologico, basandosi solo sulla predisposizione HLA,
non permette di aggiungere molto a quanto si conosce sulle cause
dell'autismo.
Tuttavia, legando i dati degli H L A a un possibile innesco infettivo,
quale potrebbe essere il Mycoplasma pneumoniae, il quadro d'insieme
risulta più chiaro, permettendo addirittura una m a g g i
o re comprensione dello studio immunogenetico, come si è
visto a proposito della somiglianza delle funzioni DR7/DR11, presenti
nel sistema nervoso centrale. Ulteriore approfondimento merita anche
l'associazione B35/IgM+.
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