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breve storia
del concetto di autismo
(cenciarelli i., mona a., 1999)
eziologia
dell'autismo: modello cognitivo e teoria della mente
(cenciarelli i., mona a., 1999)
eziologia
dell'autismo: modello comportametale
(cenciarelli i., mona a., 1999)
eziologia
dell'autismo: modello organicista
(cenciarelli i., mona a., 1999)
eziologia
dell'autismo: modello psicodinamico
(cenciarelli i., mona a., 1999)
eziologia
dell'autismo: modello sistemico-relazionale
(cenciarelli i., mona a., 1999)
il concetto di
autismo in bleuler, kanner, e asperger
(p. g., 1996)
l'autismo
e le psicosi infantili: l'approccio psicodinamico e le problematiche relative
al contesto familiare ed educativo
(soriente c., 1994)
la diagnosi
secondo l'equipe di treviso
(angsa treviso, tratto da 'autismo triveneto', 1999)
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indietro
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IL CONCETTO AUTISMO IN BLEULER, KANNER E ASPERGER
Portare l'attenzione al percorso dello sviluppo
del concetto di autismo e della sua definizione può risultare interessante
per comprendere la complessità e polivalenza che oggi il termine
"autismo" esprime. Proponiamo quindi una "lettura
storica", che inizia in questo e proseguirà nei prossimi numeri
del Notiziario, nel tentativo di creare una visione il più generale
possibile di ciò che questo termine vuole ed ha voluto definire.
Il sintomo "autismo"
Il termine "autismo" si incontra
per la prima volta nella definizione di Eugen Bleuer (1857-1939),
psichiatra svizzero che fu tra i primi ad accettare le sconcertanti
innovazioni introdotte dalla neo-nata teoria psicoanalitica. Egli
modificò il concetto di schizofrenia individuandone un importante
sintomo nel ritiro dalla vita sociale strutturata nel sé, come egli
osservava negli adulti schizofrenici.
Secondo Bleuer (1908), l'autismo (dal greco
"autos" = sé) doveva descrivere il restringimento delle
relazioni con le persone e il mondo esterno, così estremo da escludere
qualsiasi cosa eccetto il sé proprio della persona. Così incomincia
a delinearsi l'idea di una particolare manifestazione sintomatica
che accompagnava le più gravi patologie psicologiche.
Autismo Infantile
Riferendosi proprio a quella caratteristica
il dottor Leo Kanner (psichiatra infantile) così scrisse parlando
di autismo infantile: "Fin dal 1938, è giunto alla nostra attenzione
un numero di bambini le cui condizioni differiscono così marcatamente
e unicamente da qualsiasi altra riportata finora, che ogni caso
merita - e, spero, eventualmente riceverà - una dettagliata considerazione
delle sue affascinanti particolarità" (Trad. da L. Kanner,
1943).
In questo modo, per la prima volta, venne
definito un gruppo particolare di soggetti, affetti da una sindrome
particolare.
I casi di Kanner presentavano, nei primi
anni di vita, disturbi che erano caratterizzati da :
1) "an extreme autistic aloneness",
nel senso di un rimanere mentalmente soli ("Potevo lasciarlo
solo che egli si divertiva davvero felicemente ... Non l'ho mai
visto piangere per richiamare l'attenzione..."- descrizione
del caso 2 di Kanner, Frederick-; "Non riesco a 'raggiungere'
il mio bambino ... Non mi presta attenzione o mostra di non riconoscermi
quando entro nella stanza ... La cosa più impressionante è il suo
distacco e la sua inaccessibilità ..."- commenti della madre
di Charles, caso 9-);
2) "an anxious obsessive desire for
the preservation of sameness", osservata nella ripetizione
di semplici movimenti, espressioni, pensieri; in elaborate routine;
in una limitatezza di interessi estrema ("Fino a un certo punto,
diceva sua madre, gli piace rimanere attaccato alle stesse cose.
Su una delle librerie di casa si trovavano tre pezzi in un certo
ordine. Ogni volta che questo veniva cambiato, sempre lo riportava
al vecchio ordine. Dall'età di sei anni riesce a contare fino alle
centinaia e a leggere i numeri, ma non ha alcun interesse nei numeri
se sono applicati agli oggetti ..."- caso 2, Frederik-; "La
bambina si divertiva per ore mettendo insieme le figure dei puzzle,
unendoli fino a comporli ..."- caso 6, Virginia- ; "Gradualmente
ha mostrato una marcata tendenza verso lo sviluppo di uno speciale
interesse che ha completamente dominato le sue attività quotidiane
..."- caso 8, la madre di Alfred- ; "Da quando aveva un
anno e mezzo, ha iniziato a impiegare ore a far ruotare giocattoli
e i tappi delle bottiglie e barattoli ..."- caso 9, Charles-)
;
3) la presenza di "islets of hability"
quali una memoria meccanica eccellente, la capacità di ricordare
strutture e sequenze complesse, un vocabolario stupefacente, fuorché
per l'uso dei pronomi ("Era stato incoraggiato dalla famiglia
a imparare e recitare poesie corte, e aveva imparato anche i Ventitré
Salmi e le venticinque domande e risposte del Catechismo Presbiteriano
..."- caso 1, Donald-; "Poteva distinguere diciotto sinfonie.
Riconosceva il compositore non appena iniziava il primo movimento
..."- caso 9, Charles-; "Leggeva molto bene, ma leggeva
velocemente, mescolando le parole, non pronunciando chiaramente,
e non dando l'enfasi giusta. La quantità di informazioni che possedeva
era davvero vasta e la sua memoria pressoché infallibile ..."-
caso 11, Elaine-).
Diversamente da Bleuer, il suggerimento di
Kanner era "di assumere che questi bambini siano giunti nel
mondo con una innata incapacità di formare il tipico contatto affettivo
biologicamente determinato con le persone, proprio come altri bambini
presentano innati handicap fisici o intellettuali" (come sopra).
Psicopatologia Autistica
Curiosamente, anche un altro medico, Hans
Asperger (pediatra), quasi nello stesso tempo, nel 1944, indipendentemente
da Kanner, descrisse e tentò di fornire i primi approcci teorici
per spiegare un disordine dello stesso tipo, che chiamò "autistichen
psychopathen" (Asperger, 1944).
Entrambi utilizzarono espressioni equivalenti
(autismo infantile e psicopatologia autistica) per definire un disturbo
che interessava una determinata popolazione infantile.
Anche Asperger suggeriva che ci fosse un
disturbo nel contatto allo stesso profondo livello dell'affetto
e/o dell'istinto.
Egli, come Kanner, sottolineò le difficoltà
nell'adattamento sociale e annotò gli interessi isolati, spesso
in oggetti bizzarri o idiosincratici. Entrambi porsero particolare
attenzione a stereotipie di movimenti o parole così come alla marcata
resistenza al cambiamento; ed entrambi furono impressionati da come
questi bambini fossero in grado di occasionali prestazioni di capacità
intellettuali in aree ristrette (si è parlato di intelligenza "senza
anima" : una delle metafore usate per il bambino autistico
è il computer!), così come dal loro apparire decisamente molto "attraenti"
.
Confrontando
Rimangono, tra i due autori, tre aree di
disaccordo, che riguardano:
- le abilità linguistiche (nei soggetti
di Kanner non si aveva linguaggio o esso non era usato in maniera
"comunicativa" - spesso infatti era presente il sospetto
di sordità -; Asperger osservò invece che l'eloquio era scorrevole
);
- le abilità motorie (nella opinione di
Kanner, i bambini risultavano "impacciati" solo rispetto
a compiti di motricità grossa; secondo Asperger essi lo erano
in entrambi, motricità grossolana e fine);
- la capacità ad apprendere (Kanner pensava
che i bambini mostrassero prestazioni più elevate quando apprendevano
in maniera meccanica, quasi automatica; Asperger li descriveva
invece come "pensatori astratti" ).
Kanner postulava che i bambini con autismo
presentassero uno specifico indebolimento nella
comprensione sociale, per cui la relazione
con un oggetto risultava migliore che quella con le persone; Asperger
pensava che i suoi soggetti presentassero disturbi in entrambe le
aree.
In ogni caso, nell'idea di Asperger e Kanner
ci si trovava di fronte fin dalla nascita a un disturbo importante
che implicava problemi estremamente caratteristici.
Così, l'handicap sociale era innato, o "costituzionale",
e persisteva dall'infanzia all'età adulta. La descrizione fatta
da Kanner era piuttosto lucida e ateoretica (e si dimostrò essere
decisamente duratura !).
P.G
Bibliografia
Asperger, H. (1944)
Die autistischen Psychopaten im Kindersalter,
Archiv fur Psychiatrie und Nervenkrankeiten, 117,76-136.
Bleuler, E. (1908)
The prognosis of dementia praecox. The group of schizothrenias,
English translation in J. Cutting & M. Sheperd (Eds.)
The roof of the schizothrenia concept (1987),
(Cambridge: Cambridge University press)
Kanner, L. (1943) Autistic disturbances
of affective contact
Nervous Child, 2, 217.
Reprinted in Kanner, L. (1973)
Childhood Psychosis: initial studies and new insights",
by V.H. Winston & Sons Inc.
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